ANTONIO POCE
Visual Artist
«La realtà non si forma che nella memoria»
La Musa che «interrogò il suo cuore
dice di quella vita che genera parola»
(con Proust e Hölderlin, a Ferentino)
L’Invito*
di Maria Benedetta Cerro
Salì sull’acropoli del borgo Ferentino
- dietro l’abside della cattedrale
aveva un tempo cantato
Susi e il sangue delle tortore -
Voglio porre qui la mia dimora - disse -
Così delimitò il cerchio oracolare
e pose alto il giglio sulle mura
a sigillo dello spazio sacro.
Dietro le pupille vuote immaginò il convito
il brindisi all’Assente
e scrisse a mente sul pentagramma i nomi.
Poi - ti prego - disse
Antonio
manda inviti ai diletti
(i tuoi calligrammi a caratteri seppia, indaco, carminio e oro).
Il nostro Marcello chiama
e Franca , Gianni, Sergio e gli altri che sai.
A Italo dì che porti le croci della Pantas’ma
- e le sue -
e con le nostre le bruci ai fuochi di Sant’Ambrogio.
Poi sospese mongolfiere alle Porte
fiori ai davanzali e di fiaccole adornò le scale.
Era stanca e chiuse le pupille
-ovviamente omeriche-
Ripassò Nuvolari, Pneumastolfo, il Diavolo Figura.
Scelse il “puro movimento”
il rosso
il Gianni sonoro.
Infine indossò un viola sontuoso e attillato
si appuntò Piumalarga tra i capelli
un Fiorelindo sul petto
e tese il calice al bacio degli amici.
In via Antiche Terme fino all’alba
intorno ai fuochi del Santo Cavaliere
avrebbe prestato versi al canto
voce all’Assente
e destato alla quiete ferentina
l’armonia anteriore delle cose