ANTONIO POCE
Visual Artist
Giovanni Fontana 2015
ECO CHE SI CONSUMA
per Tonino Poce
eccola molteplice / la memoria tutta /
che segna sulla carta in sintesi l’attesa
: chi segna in sintesi l’attesa / ascolta per memoria /
di molteplicità che brilla e brilla in oro
ecco / che la legge è nel gesto della mano /
che elabora tangibili pensieri
: chi elabora tangibili pensieri /
ha il gesto nella mano /
e della mano la legge nel pensiero
eccoli / tracciabili / son registrabili negli spostamenti /
che si fanno regola quei gesti
: chi ne fa regola / registra percorsi per immagine /
ché scivolano dai gesti tracce
ecco / che precipitazioni di voci / e suoni inscritti /
in immagini di passioni s’alterano
: chi inscrive passioni di voci e suoni nelle immagini /
altera le precipitazioni sulla pagina
ecco c’è l’oro in grumi / che s’impone o svia /
a cancellare tracce di confini per giusta vocazione
: chi svia i confini o ne cancella tracce /
impone vocazioni d’oro in giusti grumi
ecco / l’eco che si consuma su intrecci di parole-non-parole
scritte per voto di dissoluzione
: chi scrive e scrive parole-non-parole /
dissolve intrecci d’echi e si consuma
ecco le conoscenze / a disposizione tutte /
che si fanno sguardi di profondità / indagini d’equilibrio
: chi sprofonda in certe conoscenze /
dispone di sguardi e sguardi e sguardi
ecco / c’è l’enciclopedia dei sensi /
per illuminazione o disfunzione di percezioni lineari
: chi percepisce in extralinea /
ha senso enciclopedico delle disfunzioni e s’illumina di sensi
eccolo il molteplice a macchia /
per aree in granuli di silenzio originario
: chi macchia l’area del silenzio /
origina molteplicità per grani
ed ecco a zona / per allucinazione in filtro /
la struttura della molecola del pensiero autonomo
: chi pensa filtri di strutture per zone autonome /
filtra molecole in allucinazioni
ecco / che la patologia dello sguardo sghembo /
dissolve sensi per recuperare senso
: e chi dissolve senso / e recupera sensi nelle patologie /
ha sguardo già decisamente sghembo
[ ]
tu ecco allora
con capacità di guardare l’oltre e di ascoltare oltre
per vibrazioni di superficie / ad aspirare molecole a grappolo complesse
da caricare d’energie da espandere / nel tuo megafono di memorie a chiocciola
per cruccio dell’inerzia / mirando il mondo dietro gli spigoli del tempo
fino a cogliere l’immagine mentale dell’orecchio / specchio contro specchio
da dissoluzioni a soluzioni per soluzioni in dissoluzione
di voci fatali scritte per immagini a consumo d’echi
su carta stesa a mano
canti in silenzio
Giovanni Fontana 2022
IL REGISTRO DEL PENDOLO
per Tonino Poce
La lingua della notte favorisce scherzi di memoria
quando il canto di scolta addensa sonni trasparenti
ché è l’ora dell’amalgama dei sogni
nelle inquiete resine di latte.
Vo a caccia allora e in traccia di parole
e péscole da rio del cupo oblìo
che sembra fare resistenza al tempo.
L’alba par umet mar
atra sol senza stento
Poypas abigil miraclar
tenebras a Fleury.
E tanto l’ordine delle idee non vale idea dell’ordine
che voltarsi per muraglie d’anticaglie oscure
ad indagare direzioni e senso è tramestio di percezioni.
Smarrito nei grovigli sghembi della cesta dei pesci
battute le squame dalle luci alterne
varrà pure vantaggi e giù di ruggine parrà congegno agevole
se maneggevole lo strumento sarà accordato al core
ché pange lingua in un colpo d’anima
nel vetro opalescente della teca
ti spreme l’infinito in ambrati molteplici silenzi
mentre il mondo s’annega senza sdegno
in truffe sorde ed in trastulli ciechi.
Con ingegni degni di geometria differenziale
la scommessa è rimettere a nudo gli scheletri del pendolo
che sgomenta e ribalta
le aspettative vulnerate dalla lingua incerta
quando sfonda le porte del passato
invisibili a coloro che vivono certezze
nell’assolutezza del maiuscolo
che sboccia a capolettera.
Ed ecco allora che un mormorio
distilla perle d’ombra.
Se sbattono le ali significa che palpebre s’accendono
mentre gli dèi se ne piovono a grappoli
giù come elfi che bruciano elitre contro il ghiaccio del sole
fra gli sdegni fossili d’un demone in esilio.
Phebi claro nondum orto iubare,
Fert Aurora lumen terris tenue;
Spiculator pigris clamat: “Surgite!”.
L’ebbrezza sinestetica s’avvolge allora
alle spirali della simultaneità.
È gesto d’interpretazione multipla del mondo
per mutamento istantaneo delle percezioni
nel vortex del ritmo di trasformazione
dove l’equivoco dell’ora è un esercizio lecito.